Anthony Joshua on boxing

Se io ho una paura, è che so che nella boxe, soprattutto nei pesi massimi, tu puoi non solamente perdere, ma perdere in maniera terribile. Essere messo ko, questo è imbarazzante.
Per la gente, la boxe è l’uscita del sabato sera. Per un pugile, è una sera di lavoro.
La boxe è nei piedi. Hai un bel daffare a tirare pugni, ma se non sei alla giusta distanza perché i tuoi piedi sono troppo lontani, cadrai suoi tuoi colpi.
Tu sei chi sei, prima di salire sul ring. Se un ragazzo si nasconde dietro una maschera, sarà facile per te togliergliela. Nei momenti del combattimento, io sono me stesso, non un altro. Quando tu togli il carapace dietro il quale un avversario si nasconde, tu gli tocchi il cuore.
Mia madre è calma come Joe Louis. Mi domando ancora come abbia fatto a crescere da sola quattro bambini. È una che sa lottare, non fisicamente ma nell’esistenza… Joe Louis era l’opposto di Jack Johnson, che era un esuberante. Mia madre è discreta. Ha tutto di quelle donne anonime e forti. Ci ha cresciuti senza YouTube. Immaginate i casini che ha avuto per educare un tipo turbolento come me… Ci menava, ci nutriva, pagava le fatture. Mi ha preservato dalle cazzate. Ha fatto un lavoro incredibile.
Se all’epoca mi avessi lasciato da solo nel quartiere, dalle quattro del pomeriggio a mezzanotte, avrei certamente trovato qualche cazzata da fare. La boxe mi ha fatto scoprire un universo differente, aprire gli occhi su altre storie e altri modi di vivere. In palestra ho scoperto tante altre realtà.
Anthony Joshua, 1,98 metri pe 113 chili, campione del mondo pesi massimi IBF, WBA, WBO, IBO, 22 match da professionista e 22 vittorie, 21 per ko, già campione olimpionico. Da un’intervista a L’Équipe.