Gli indisciplinati

Pagine 512
40 tavole fuori testo
Fucina, 2001
Il libro

Vivere e morire su una Ferrari: cinque storie di giovani piloti

Mezzo secolo fa, in una manciata di anni compresa fra il 1957 e il 1959, cinque giovani piloti della Ferrari persero la vita a bordo della loro auto. I loro nomi vivono ancora oggi nella memoria di alcuni e nell’immaginario di molti. Si chiamavano Eugenio Castellotti, Alfonso Portago, Luigi Musso, Peter Collins, Mike Hawthorn. Erano bravissimi, migliori delle loro macchine. Erano spavaldi, snobbavano la paura. Un’Italia insaziabile di eroi li venerava, attendendoli per ore ai bordi delle strade. Loro sfrecciavano come missili, rischiando semplicemente tutto al volante di un mezzo assai più potente che sicuro, lanciando l’auto verso quel punto di rottura che non apparteneva al motore ma alla somma di circostanze che siamo soliti chiamare fatalità. Questa ricerca di un contatto con la sorte, la corsa a trecento all’ora dietro all’imprevisto, conferiva loro un’aura preziosa e inimitabile, li staccava da terra e li rendeva visibili alle folle. E alle folle apparivano anche belli, oltre che dannati. Superbe donne li circondavano, per essere amate e abbandonate, ma in ogni caso per conquistarsi un cenno biografico a margine delle loro vite. Nel contemplare la loro fortuna e la loro bellezza, ma soprattutto nel valutare il prezzo di follia pagato per averle, gli spettatori trasformavano l’automobilismo in uno sport di massa: perché la distanza della normalità della gente da tutto ciò rendeva la vita quotidiana degli esclusi perfettamente comprensibile, abitabile, condivisibile. Pure, i cinque giovani eroi ebbero una loro vita quotidiana, così come gli incidenti che li condussero alla morte hanno una spiegazione tecnica. Di questi retroscena, e non d’altro, parla il volume che avete tra le mani. Che non tenta soltanto un’accademica ricostruzione del lato umano dei piloti, né si limita a investigare sulle dinamiche di quelle sciagure. Cercando le tracce delle persone fra le macerie dei personaggi, Gli indisciplinati tenta anche di analizzare quel processo di mitizzazione che nel mondo dei motori creò fin dall’inizio campioni immensi ed effimeri. E si interroga sul ruolo che nella costruzione/distruzione di tali fragili dèi ebbe il più insondabile degli uomini: Enzo Ferrari.

Quotes

«Modena, 2 dicembre 1956. Enzo Ferrari presenta le macchine e i piloti per la nuova stagione di corse. Oltre alla monoposto Campione del Mondo, ha cinque corridori giovani, belli, di sicuro talento e con un lampo vincente negli occhi. Un giornalista li battezza “Ferrari Primavera”: sono la generazione destinata a cambiare il volto della Formula 1. Invece in due anni saranno tutti morti, e tutti al volante di un’auto. Si chiamavano Eugenio Castellotti, Alfonso Portago, Luigi Musso, Peter Collins, Mike Hawthorn. Questo è il racconto di come arrivarono in cima al mondo, per poi precipitare tragicamente».

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